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risotto e tartufi | 23 |
Chiuse il ventaglio d’un colpo e si mise a mordicchiarlo con le labbra.
«Avrà avuto bisogno di prender aria» osservò la marchesa nel suo naso imperturbabile.
«Avrà avuto bisogno di prender acqua» mormorò il prefetto della Caravina con gli occhi scintillanti di malizia. «Piove!»
«Don Franco viene adesso, signora marchesa» disse la nipote del fattore dopo aver dato un’occhiata al lago.
«Va bene» rispose il naso sonnacchioso. «Spero che stia meglio, altrimenti non dirà due parole. Un ragazzo sanissimo ma apprensivo. Senta, Controllore; e il signor Giacomo? Perché non si vede?»
«El sior Zacomo» incominciò Pasotti canzonando il signor Giacomo Puttini, un vecchio celibatario veneto che dimorava da trent’anni in Albogasio Superiore, presso la villa Pasotti. «El sior Zacomo...»
«Adagio» lo interruppe la dama. «Non Le permetto di burlarsi dei veneti, e poi non è vero che nel Veneto si dica Zacomo.»
Ella era nata a Padova, e benchè abitasse Brescia da quasi mezzo secolo, il suo dire lombardo era ancora infetto da certe croniche patavinità. Mentre Pasotti protestava, con cerimonioso orrore, di aver solamente inteso imitar la voce dell’ottimo suo vicino ed amico, l’uscio si aperse una terza volta. Donna Eugenia, sapendo bene chi entrava, non degnò voltarsi a guardare, ma gli occhi spenti