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l'asso di danari spunta | 263 |
«E il bambino Gesù è già a letto?»
«Sì sì» rispose Ester storditamente, per finirla.
«Col mulo?»
Lo zio aveva portato una volta a Maria un brutto muletto di legno ch’ella odiava; e, quando si ostinava in qualche capriccio sua madre la poneva a letto con quel mulo sotto il guanciale, sotto la testolina troppo dura.
«Citto, ciallina!» fece Ester.
«Io no, a letto col mulo. Io dico scusa.»
«Zitto! Ascolta l’organo, adesso.»
Tutti i ceri erano oramai accesi e l’organista salito al suo posto andava stuzzicando, come per risvegliarlo, il suo vecchio strumento che pareva mettere grugniti di corruccio. Nel punto in cui un campanello suonò e l’organo alzò tutte le sue gran voci e uscirono i chierici e uscì il sacerdote, Luisa prese di soppiatto, come un’amante, la mano di suo marito.
Quelle due mani, stringendosi furtivamente, parlavano di un prossimo avvenimento, di una risoluzione grave che conveniva tener segreta e che non ancora era presa in modo irrevocabile. La piccola mano nervosa disse «coraggio!» La mano virile rispose «l’avrò.» Bisognava decidersi. Franco doveva partire, lasciar sua moglie, la bambina, il vecchio zio, forse per qualche mese, forse per qualche anno; doveva lasciar Valsolda, la casetta cara, i suoi fiori, forse per sempre, emigrare in Piemonte, cercar lavoro e guadagno con la speranza