Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
234 | parte ii - capitolo iv |
dovinò subito, indovinò tutta la tela della commedia che le si recitava ma il suo viso melenso non ne disse nulla. Il Delegato di Brescia l’aveva tastata un’altra volta per sapere se appigionerebbe la villa a S. E. il maresciallo; ed ella, minacciata segretamente d’incendi e di morte dai liberali di Brescia, aveva preso delle rispettose scappatoie. Sentì ora nel discorso del Greisberg la tacita offerta d'un contratto e si pose in guardia. Confessò al cugino che non sapeva indovinare neppur questo. Già le pareva di diventare ogni giorno più stupida. Anni e dispiaceri! «Ne ho avuto uno grosso anche di questi giorni!» diss’ella. «Ho saputo che la Polizia ha fatto una perquisizione in casa di mio nipote a Oria.»
Il Greisberg, sentendosi sfuggire la vecchia ipocrita, buttò via i guanti e la fermò con gli artigli. »Marchesa» diss’egli prendendo un tono che non ammetteva repliche «Ella non deve parlare di dispiaceri. Ella ha fornito per mezzo mio e per mezzo del signor Commissario di Porlezza preziose informazioni al Governo, il quale Le tien conto delle Sue benemerenze. A Suo nipote non fu torto un capello ne si toccherà se avrà giudizio. Mi rincresce invece che non si avrà modo, forse, di prendere provvedimenti severi contro un’altra persona che ha dei torti privati verso di Lei. Per trovar modo di colpire questa persona il signor Commissario di Porlezza ha fatto anche più del suo dovere. Ella deve capire senz’altro, marchesa, che