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228 | parte ii - capitolo iv |
potendo parere una giustificazione personale, rispose invece:
«In Russia.»
La sciabola non era in Russia, era confitta nella melma, in fondo al lago, dove l’aveva segretamente gittata lo zio Piero, invece di consegnarla.
«E perchè hanno scritto sciabola?» fece il Ricevitore tanto per mostrare un po’ di zelo anche lui.
«Chi ha scritto è morto» disse Franco.
«Questa chiave subito!» esclamò rabbiosamente il Commissario. Stavolta Luisa la trovò e gli altri due cassetti furono aperti; uno era vuoto, l’altro conteneva delle coperte di lana e della lavanda.
La perquisizione finì qui. L’aggiunto discese in sala e intimò a Franco di prepararsi a seguirlo dentro un quarto d’ora. «Ma ci arresti tutti, dunque!» esclamò Luisa.
L’aggiunto si strinse nelle spalle e ripetè a Franco: «dentro un quarto d’ora, Lei! Vada pure nella Sua camera.» Franco trascinò via Luisa, la supplicò di tacere, di rassegnarsi per amor di Maria. Egli pareva un altro, non mostrava nè dolore nè collera, aveva nel viso e nella voce una dolcezza seria, una virile tranquillità.
Mise nella valigia poca biancheria, un Dante e un Almanach du jardinier che aveva sul suo tavolino da notte, si chinò un momento su Maria che dormiva e non le diede un bacio per non svegliarla, baciò invece Luisa e perchè stavano sotto gli occhi dei gendarmi posti alle due uscite della