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con gli artigli | 225 |
«Ella si tenga le Sue osservazioni» rispose l’aggiunto, e incominciò con far buttare all’aria coperte e materasse. Poi volle la chiave del cassettone. L’aveva Franco che discese, accompagnato da un gendarme, a prenderla nella sua camera. Lo zio gliel’aveva consegnata prima di partire dicendogli che, ad un bisogno, avrebbe trovato un po’ di cum quibus nel primo cassetto. Aprirono. V’era un rotolo di svanziche, alcune lettere e carte, dei portafogli e dei taccuini vecchi, dei compassi, delle matite, una scodellina di legno con varie monete.
L’aggiunto esaminò minutamente ogni cosa, scoperse fra le monete della scodellina uno scudo di Carlo Alberto e un pezzo da quaranta lire del Governo Provvisorio di Lombardia. «Il signor ingegnere in capo» disse l’aggiunto «ha conservato queste monete con una cura straordinaria! D’ora in poi le conserveremo noi.» Chiuse il cassetto e restituì la chiave senza aprire gli altri.
Uscì poi nel corridoio e si fermò, incerto. Il Ricevitore lo credette disposto a scendere e siccome il corridoio era quasi buio e la scala non si vedeva, s’incamminò egli, come più pratico, a destra, verso la scala, dicendo: «di qua». La stanza della sciabola era a sinistra.
«Aspetti» disse l’aggiunto.» Guardiamo anche qui dentro.» E voltosi a sinistra spinse quel tale uscio. Luisa, ch’era rimasta l’ultima del seguito, giunto il momento supremo, si fece avanti. Il cuore