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con gli artigli | 223 |
proibito, intorno alle voci brevi dei giuocatori, il silenzio di coloro che hanno puntato forte. La sinistra faccia, la sinistra voce dell’aggiunto, quantunque nulla si trovasse, non cambiavano mai. A Luisa egli pareva un uomo sicuro d’arrivare al suo scopo. E non poter far niente, neppur avvertire Franco! Ma forse era meglio che non lo sapesse, forse quest’ignoranza poteva salvarlo.
Visitate la sala e la loggia, l’aggiunto passò nel salotto. Pigliò la candela dalle mani del gendarme e fece una rapida rassegna dei piccoli uomini illustri. «Il signor ingegnere in capo Ribera» diss’egli vedendo i ritratti di Gouvion Saint-Cyr, di Marmont e di altri generali napoleonici «avrebbe fatto molto meglio a tener il ritratto di S. E. il feld-maresciallo Radetzky. Non c’è?»
«No» rispose Franco.
«Che razza d’impiegati!» fece colui con un disprezzo, con un’arroganza da non dire.
«Hanno gl’impiegati il dovere» scattò Franco, «di tenere ritratti....»
«Non sono qui» lo interruppe l’aggiunto «per discutere con Lei!»
Franco voleva replicare. «Citto, Lei, con quella lingua lunga quatter brazza!» fece il Ricevitore, burbero.
L’aggiunto uscì dal salotto nel corridoio che conduce alla scala. Salirebbe, pensava Luisa, o non salirebbe? Salì ed ella gli tenne dietro senza tremare ma immaginando con una rapidità vertiginosa