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220 | parte ii - capitolo iii |
i cassettoni fu visitato il lettuccio di Maria. L’aggiunto ordinò a Luisa di levar la bambina dal letto grande ch’egli intendeva pure di visitare.
«Mi metta il lettuccio in ordine» rispose Luisa fremente. Fino a quel momento il bestione Carlascia era sempre stato lì muto e duro dietro i suoi baffi, come se quella bisogna, forse da lui desiderata in astratto, non fosse stata poi, in pratica, interamente di suo gusto. Adesso si mosse e, senza parlare, si pose ad accomodar con le sue manacce enormi le materasse e le lenzuola del lettuccio. Luisa vi posò la bambina e anche il letto grande fu sfatto e frugato senza frutto. Maria non piangeva più, guardava quella baraonda con tanto d’occhi spalancati.
«Adesso vengano con me» disse l’aggiunto. Luisa si tenne sicura d’esser condotta via con suo marito e chiese che si facesse scendere la sua domestica per affidarle la bambina. All’idea che Luisa pure fosse tratta in arresto, che si volesse togliere a Maria malata anche la madre, Franco, fuori di sè dalla collera e dal dolore, mise un grido di protesta:
«Questo non è possibile! Lo dica!»
L’aggiunto non degnò rispondergli, ordinò che si facesse venire la fantesca. La fantesca, mezza morta di paura, entrò fra i gendarmi, gemendo e singhiozzando.
«Stupida!» mormorò Franco, fra i denti.
«La donna starà qui con la bambina» disse