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con i guanti 213

di timore. Esaminò il biglietto misterioso. Ella e Franco sapevano che fra gli agenti governativi di Porlezza v’era un galantuomo il quale nel 1849 e nel 1850 aveva salvato parecchi patrioti avvertendoli segretamente; ma sapevano pure che quel galantuomo là non conosceva l’ortografia nè la grammatica. Il biglietto portato dalla Pasotti era correttissimo. Quanto al Commissario, si sapeva ch'era uno de' più tristi e maligni arnesi del Governo. Luisa approvò la risposta di suo marito. «Giurerei che ti vogliono far partire» diss’ella.

Franco lo pensava pure ma senza trovarne un ragionevole perchè. Luisa ne aveva bene in mente uno suggeritole dal suo disprezzo per la nonna. Il Commissario era un buon amico della nonna, l’aveva detto egli stesso per un raffinamento, secondo lei, di astuzia. Nel guanto del Commissario vi era l’artiglio della nonna. Non Franco solo ma tutti si volevano colpire; e si volevano colpire nella persona di colui che sosteneva la famiglia con le proprie fatiche, col proprio generoso cuore. Ella sapeva, per discorsi riferitile dalle solite lingue odiose, che la nonna detestava lo zio Piero perchè lo zio Piero aveva dato modo a suo nipote di ribellarsi a lei e di vivere nella ribellione, abbastanza comodamente. Ora si cercava un pretesto di colpirlo. La fuga del nipote sarebbe stata una confessione e, per un governo come l’austriaco, un buon pretesto di colpir lo zio. Luisa non lo disse subito, solamente lasciò capire che aveva un’idea;