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212 | parte ii - capitolo iii |
potrebbe fare bellissime cose; ma non ne ha. — «Vede» sussurrò alla signora Peppina, mentre il Biancòn si alzava per andar incontro al Commissario di ritorno con Franco «il colèra è capace di portar via Lei e di lasciar quì Suo marito.» A questa uscita stravagante la signora Peppina ebbe un sussulto di spavento, fece «Esüsmaria!» e poi capì di essersi tradita, di non aver mostrato per il suo Carlascia quella tenerezza di cui parlava sempre, afferrò il ginocchio della sua vicina e si piegò a dirle sottovoce, rossa come un papavero: «citto, citto, citto!»
Ma Luisa non badava più a lei; un’occhiata di Franco le aveva detto ch’era successo qualchecosa.
Partita tutta quella gente, lo zio Piero si mise a leggere la Gazzetta di Milano e Luisa disse a suo marito: «Sono le tre; andiamo a svegliar Maria.»
Quando fu con lui nella camera dell’alcova, invece di aprir le imposte, gli domandò cosa fosse accaduto. Franco le raccontò tutto, dal biglietto della Pasotti allo strano contegno, alla strana confidenza del Commissario.
Luisa lo ascoltò molto seria ma senza dar segno