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con i guanti 205

La Maria mostrò silenziosamente alla Pasotti il canestro ancora pieno, le rappresentò con una mimica efficace la scoperta della lettera, gliela diede a leggere.

Appena la sorda ebbe letto incominciò una bizzarra, indescrivibile azione muta di tutti e tre. La Maria e don Giuseppe rappresentavano a furia di gesti e di occhiacci la loro sorpresa e il loro terrore; la Pasotti, tra sgomentata e smarrita, li guardava a bocca aperta, col foglio in mano, come se avesse capito; in fatto capiva solamente che la lettera doveva essere spaventosa. Ebbe un lampo, tese il foglio a don Giuseppe con la sinistra, puntando l’indice della destra sulla parola Franco, incrocio quindi i polsi con una mimica interrogativa; e poichè i due, riconosciuta la figura delle manette, si sbracciavano a far di sì col capo, diede in ismanie per l’affezione grande che portava a Luisa e, senza curarsi più del suo proprio affare, spiegò per segni, come se anche gli altri due fossero stati sordi, che sarebbe corsa subito a Oria, da don Franco, e gli avrebbe recato lo scritto.

Si cacciò la carta in tasca e prese la corsa senza quasi salutare nè don Giuseppe nè la Maria che si provarono inutilmente, mezzo spiritati, di afferrarla, di trattenerla, di raccomandarle ogni precauzione possibile. Ella sguisciò loro di mano e si mise a trottare, scuotendo il suo alto cappellone, trascinando per terra la sua vecchia sottana grigia, verso Oria, dove arrivò tutta scalmanata, con la