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pescatori 151

«intrigatissim in tütt! Intrigatissim in tütt!» e voltatele le spalle, s’avviò a gran passi, sbuffando e fremendo, verso il posto dove la diligente sposa gli aveva preparata la lenza e la polenta, inescò i due poderosi ami da tinche. Poichè in antico quel piccolo mondo era ancora più segregato dal mondo grande che al presente, era più che al presente un mondo di silenzio e di pace, dove i funzionari dello Stato e della Chiesa e, dietro al loro venerabile esempio, anche alquanti sudditi fedeli dedicavano parecchie ore ad una edificante contemplazione. Primo a ponente, il signor Ricevitore slanciava due ami appaiati in capo a una lenza sola, due traditori bocconi di polenta, lontano dalla sponda quanto mai poteva; e quando il filo si era ben disteso, quando il sughero indicatore si era quasi ancorato in placida attesa, l’I. R. uomo posava delicatamente la bacchetta della lenza sul muricciuolo, sedeva e contemplava. A levante di lui, la guardia di finanza che allora chiamavano «il sedentario» accoccolata sull’umile molo dell’approdo davanti ad un altro sughero, pipava e contemplava. Pochi passi più in là il vecchio allampanato Cüstant, imbianchino emerito, sagrestano e fabbriciere, patrizio del villaggio di Oria, seduto sulla poppa della sua barca con una sperticata tuba preistorica in testa, con la magica bacchetta in mano. con le gambe penzoloni sull’acqua, raccolta l’anima nel sughero suo proprio, contemplava. Seduto sull’orlo d’un campicello, all’ombra d’un gelso