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pescatori | 145 |
spiegare da Franco certi enigmi della tariffa doganale; ma questo non lo disse.
L’interrogatorio del Commissario continuò.
«E la casa, come è messa?»
«Messa bene. Bei pavimenti alla venessiana, soffitti pitturati, canapè con tappeti, cembol, camera da pranso colle pareti tappessate di ritratti ch’è una bellèssa.»
«E l’ingegnere in capo?»
«L’ingegnere in capo è un buon omaccio, allegro, all’antica; mi somiglia a me. Più vecchio però, sa. Del resto qui ci sta pochissimo. Un quindici giorni a questa stagione, altri quindici la primavera e qualche visitina durante l’anno. Quando ha la sua pace, la sua quiete, il suo latte alla mattina, il suo latte alla sera, il suo boccale di Modena a pranso, il suo tarocco, la sua gasètta di Milano, l’ingegnere Ribera è contento. Del resto, tornando alla barba del signor Maironi, c’è anche di peggio. Ho saputo ieri che il signore ha messo un gelsomino in un vaso di legno inverniciato di rosso.»
Il Commissario, uomo d’ingegno e forse indifferente, nel più intimo del cuor suo, a tutti i colori tranne a quello della propria ciera e della propria lingua, non potè a meno di alzar un po’ le spalle. Ma poi domandò subito:
«La pianta è fiorita?»
«Non lo so, domanderò alla donna.»
«A chi? A Sua moglie? Ci va, Sua moglie, in casa Maironi?»