Pagina:Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu/140

136 capitolo vi

con queste sole parole: — Cara nonna, mi manca il tempo di scriverti perchè son qui; te lo dirò a voce domani sera e confido che tu mi ascolterai come mi avrebbero ascoltato mio padre e mia madre.»


Nessuna risposta era ancora venuta da Cressogno. Adesso un uomo di Cressogno aveva portato una lettera. Dov’è quest’uomo? — Partito; non s’è voluto fermare un momento. — Franco prese la lettera, ne lesse l’indirizzo: «Al preg. signor ingegnere Pietro Ribera» e conobbe la mano della figlia del fattore. Salì subito dallo zio Piero che, stanco, era andato a letto.

Lo zio Piero, quando Franco gli recò la lettera, non fece atto di sorpresa né di curiosità, disse placidamente:

«Apri.» Franco posò il lume sul cassettone e aperse la lettera voltando le spalle al letto. Parve pietrificato; non fiatò, non si mosse.

«Dunque?» chiese lo zio.

Silenzio.

«Ho capito» fece il vecchio. Allora Franco lasciò cader la lettera, alzò le mani in aria, mise un ah! lungo, profondo e fioco, pieno di stupore e d’orrore.

«Insomma» riprese lo zio «si può sapere?»

Franco si scosse, si precipitò ad abbracciarlo, reprimendo a stento i singhiozzi.

L’uomo pacifico sopportò sulle prime in silen-