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il bargnif all'opera 107

del Lordo, con lo scopo d’interpolare un bicchiere settimanale di vin pretto al vin Grimelli quotidiano; e ritornava spesso a casa in una disposizione affettuosa e sincera. Conveniva dunque andare da lui sul tardi, fra le quattro e le cinque. Pasotti si figurava già di tenerselo fra le unghie, di maneggiarlo a sua posta. Alzò le dita dalla tabacchiera con un sorriso maligno, e scosso giù, a colpettini misurati, il soverchio della presa, se la fiutò a suo grande agio, si fece dar il fazzoletto dalla moglie e la ricompensò borbottando con una faccia benigna, nel raggomitolar il fazzoletto: «povera donna! Povera diavola!»

Infilato e abbottonato l’abito dopo mezz’ora di lavoro, esclamò sul serio: «corpo, che fatica!», e andò allo specchio. Sua moglie osò di allora svignarsela alla sorda, sì, ma non alla muta, e disse timidamente:

«Vado, neh?»

Pasotti si voltò accigliato, imperioso, le accennò col dito di venir da lui e le disegnò sopra e intorno alla persona, con quattro colpi di mimica, un cappello e uno scialle. Ella lo guardava a bocca aperta, non capiva; gli puntò l’indice al petto, interrogandolo con gli occhi, con le sopracciglia inarcate, come se dubitasse che questa roba occorresse a lui; al che Pasotti rispose allo stesso modo con tre puntate d’indice: «tu, tu, tu!» Poi, menando in taglio la mano distesa, le significò che doveva uscir di casa con lui. Ella ebbe due o tre