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stioni pacificamente; ma la Germania e l’Austria non vollero aderirvi, o se per qualcosa vi aderirono, poi si risero dei patti conchiusi, dicendo che i trattati non sono altro che pezzi di carta e che all’ultimo il diritto internazionale si riduce al diritto del più forte, e chi ha più cannoni li adopera.

Noi facciamo la guerra insieme con i nostri potenti alleati appunto contro questo diritto del più forte, che non è il diritto insegnatoci dalla nostra madre Roma, che non è il dirigo insegnato dalla legge di Cristo, ma brutale violenza, crudeltà, barbarie.

Noi, che non abbiamo voluto la guerra e che alla guerra non eravamo per nulla preparati, ma la sopportiamo serenamente, come una dura necessità, noi facciamo la guerra contro la guerra, perchè un così terribile spreco di vite e di forze non si possa ripetere mai più.



X.

L’ARCOBALENO


Me ne persuado ogni volta che all’ospedale guardo i visi pallidi ma sorridenti dei nostri feriti; o quando sento con quale calma un giovane di vent’anni parli della gamba artificiale che gli costruiscono, raccontando d’averla provata e che «gli va d’incanto». Me ne persuado vedendo, nel treno dei feriti gravi, restituiti alla Patria per lo scambio dei prigionieri, quanta gioia sappiano ancora trovare nel melanconico ritorno questi cari