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E quel marinaio che scruta per ore ed ore il mare oscuro, disteso bocconi sull’estrema prua della torpediniera, inzuppato dalle ondate che passano ogni tanto sopra il suo corpo, aggrappandosi fortemente alla punta d’acciaio per non essere spazzato via, aguzzando ansiosamente gli occhi nella notte, per iscorgere il più lontano possibile la torretta di un sommergbiile, la massa nera di una mina, la scìa d’un siluro? Vi dirà che si combatte perchè i mari sieno liberi e securi da ogni insidia.

Senza libertà di navigazione, infatti, senza sicurezza di trasporti, non vi può essere industria, nè commercio; non vi può essere prosperità nè progresso per le nazioni.


IX.

LA RISPOSTA DI CAINO


Sì, tutto questo è vero. Siamo entrati in guerra per conquistare un giusto confine e per liberare le terre italiane ancora soggette al giogo straniero; per assicurarci le basi navali necessarie sull’altra sponda, e perchè i mari sieno liberi e senza insidie. La guerra era oggi inevitabile, se non volevamo avere domani i Tedeschi in casa nostra, se non volevamo domani esser lasciati soli a difenderci.

Si, anche per questo si combatte; ma si combatte sopra tutto per qualche cos’altro, per qualche cosa che sta al disopra di ogni ragione, pur legittima, d’interesse nostro.