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52 leuma e lia


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Presso la porta v'erano le scarpe lucide, su la sedia i calzoni spazzolati e piegati. - Ma che brava gente! - ripeteva Astese facendo toilette con certi larghi gesti come di persona che arringhi, il che era sua abitudine.

Quando fu dato l'ultimo tocco artistico alla capigliatura, si affacciò alla finestra e vide, sotto, il giardino, silenzioso sotto il sole; il giardino pieno di alti gigli, e fra i gigli era Lia.

Lia era con tutti i capelli sciolti così che quando si chinava per mondare certe piante, si dispiegavano intorno sino a terra; e, quando si levava, la linea della persona balenava intravvedendosi sotto una veste di lana bianca costretta da una fascia di rosa intorno alla vita.

Astese la seguì a lungo con gli occhi e si sentì melanconia a quella vista. Si passò una mano su la fronte come per mandar via certe caligini che gli si addensavano pensando alla sua giovinezza trascorsa quasi castamente, ma poi disse con la sua voce lieta e forte:

- Buon giorno, sposina Lia....