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22 | leuma e lia |
Dunque senti, già che ti piace di udire:
Quando vidi Lia per la prima volta sui banchi della scuola, a me fece l’impressione di un essere appartenente al genere neutro: si distingueva dagli altri solo perchè portava le sottanine in vece dei calzoni e rispondeva al nome dantesco di Lia invece che a quello di Pietro o di Paolo.
Ma dopo un po’ di tempo mi sono accorto che quell’essere neutro aveva due grandi occhi: due occhi pensosi sotto due grandi ciglia e che sovente mi guardavano attoniti.
Ora viene il bello: sta a sentire quello che accadde dentro di me. Tu ricordi benissimo quello che ero io in collegio verso i quattordici e i quindici anni: cioè il più fantastico, il più esagerato, il più melanconico ragazzo che mai ci sia stato, a tal punto che in refettorio, con delle fami atroci, mi vergognavo di mangiare la polenta che ci imbandivano così di frequente, perchè mi pareva cibo poco poetico. Me ne ricordo benissimo, e ricordo anche come tu ti sforzavi di correggermi e di confortarmi: mi ricordo anche di un tuo bigliettino che mi mandasti in risposta alla più disperata delle mie lettere: dicevi semplicemente: