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20 | leuma e lia |
che avevamo un ginnasio con tre professori, professori così per dire, e una ventina di scolari in tutto. Io era a pena in paese da sei mesi, quando mi vengono a pregare di supplire il professore di quarta classe che avea preso il volo per altri lidi. Un avvocato può supplire a tutto: io poi sapevo di lettere, quindi ero indicatissimo come professore. Accettai. Vado a scuola, e indovina un po’ chi vedo fra i quattro scolari? Una certa signorina, anzi una certa bambina che si chiamava a punto Lia....
— Così che tu hai sposato la tua scolara? — disse Astese.
— Proprio così.
— Adesso comincia il bello, conta, conta su.
— Cosa vuol contare? — disse Lia; — la storia è finita e il bambino ha sonno: io ho sposato lui e lui ha sposato me.
— Ma i particolari, sposina. Ma scusi, la storia senza particolari non val nulla.
— Il particolare più importante è questo: lui ha voluto bene a me e io — disse ella arrossendo — ho voluto bene a lui, e adesso punto e basta. Vero che hai sonno, piccino? vero che è la tua ora d’andare a nanna?
Tutte le argomentazioni di Astese — e ognuno può pensare se ne aveva a dovizia —