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leuma e lia | 19 |
che ci secca col suo tic-tac. Cos’hai adesso? — e questa dimanda era rivolta a Lia.
— Niente: perchè parli così? — disse Lia che gli teneva stretta la mano e lo spiava nel volto.
— Così per ridere, figliuola: così per spiegare a questo mio amico come talvolta vanno le cose del mondo.
Del resto la concitazione e il sarcasmo nella voce di Leuma furono una cosa tanto fuggevole che Astese non se ne sarebbe nè meno accorto senza la interruzione di Lia.
— Dunque, — proseguì Leuma, — io divento segretario comunale del paese. Allora qui avevamo un ginnasio, una di quelle tante fabbriche di spostati che abbondano in Italia. Adesso, grazie al cielo, lo abbiamo abolito.
— Il nostro Leuma, onorevole, — avvertì pianamente il suocero, — è assessore....
— Puoi dire che è lui il sindaco.... — corresse la suocera.
— Via, via, — interruppe Leuma sorridendo, — finiamola con questa storia: il sindaco è il conte Losti....
Il suocero si accontentò di alzare le spalle.
— Non ci creda, sa, onorevole, — disse la suocera, — il sindaco vero è Leuma.
— Be’, andiamo avanti: dunque ti dicevo