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Per capire questa storia, bisogna sapere che una volta c'era uno scolaro di liceo, il quale era stato allevato in collegio dove avea imparato poco e male il libro della vita, ma in compenso avea scritto dei versi e avea letto una quantità grande di romanzi sui quali avea sparso una non minore quantità di lagrime e di sospiri.
Grave errore, in verità, buttar via per vani fantasmi un umore così prezioso e che ha tanto peso nelle bilance della vita!
Ma a diciassette anni le sventure sembrano un'invenzione dei filosofi; e anche la morte sembra una parola retorica, fatta per tesservi intorno di bei melanconici ed eroici concetti.
Soltanto dopo avere camminato molto nella vita si vedono distintamente i contorni di queste supreme realtà!