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258 la bicicletta di ninì

quel vezzeggiativo sembrava tener presente ai genitori la memoria dell'indimenticabile infanzia, così ancora seguitavano a chiamarlo Ninì.

Il babbo di Ninì avea nome Alberto e teneva uno studio ben avviato di notaio in città, e però quasi tutte le mattine vi si recava con la diligenza che passava proprio davanti alla Villetta Rosa, e sul far della sera con la medesima diligenza - la quale poi proseguiva per l'alta montagna - se ne tornava in quel suo riposato soggiorno, non senza portar seco insieme ai rogiti un cartoccio di biscottini con le mandorle, o de' pasticcini appena sfornati nell'unica offelleria della città.

Ninì era felice di quelle ghiottonerie e il babbo godeva più del figlio a veder la festa che gli faceva il caro bambino.

In quell'anno, a rendere completa la felicità di quella famiglia, era sopraggiunto un quinto personaggio, che persona a vero dire non era, ma era trattato con tutti i riguardi come fosse stato vivo e con i suoi sentimenti: voglio dire una bicicletta che non poteva essere che la bicicletta di Ninì.

Ecco come era andata la cosa:

Nell'inverno ognuno di casa avea potuto