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252 | i tre casi del signor avvocato |
L'avvocato Semilli sussultò, ma rispose tranquillo:
- Sono caduto in disgrazia; non trovo posto in nessun sito. Azioni cattive non ne ho fatte mai.
- Ah, non dico mica! Nè meno pensarci, basta guardarlo in faccia, anzi mi scusi! Lei è mica operaio?
- No, sono avvocato.
- Cosa dice? Lei è avvocato? - fece il degno salumaio spalancando la bocca e gli occhi per la sorpresa. - So bene che lei scherza, - conchiuse crollando le spalle e ricomponendosi.
- No, no, dico sul serio. Sa fare a leggere?
- Leggere sì, scrivere poco.
- Allora tenga, - e gli aprì sotto il naso i documenti che avea costume di portar sempre seco, e in quel giorno di battaglia più che mai.
Il salumaio non credeva ai suoi occhi; guardava quei diplomi stemmati che allora valevano meno della carta del companatico, quelle nomine, quella laurea di cartapecora, e diceva:
- Lei avvocato? È proprio il suo nome questo qui con tanti fregi? E pensare che il mio povero papà mi voleva fare studiare