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i tre casi del signor avvocato | 241 |
nali, tutta intenta a vuotare un bel pentolino di zuppa, gli indicò dove stava quel signore.
- Oh, in casa non c'è quasi mai, - gli dissero. - Provi un po' alla redazione del giornale.
Andò là. C'era, ma avea un gran da fare: tuttavia lo introdussero.
- S'accomodi, s'accomodi, la prego, diamine! - disse una bella voce franca e geniale: la voce proprio di quell'uomo che allora si vedeva appena dietro cumuli di carte, di libri, di lettere. - S'accomodi dunque, - ripetè, e, pur leggendo, indicava una seggiola dove Semilli, esitando, si sedette.
- Ecco il mio nome, - disse poi levandosi in piedi e togliendo dal portafogli il penultimo de' suoi biglietti; e lo porse.
- Ah, scusi; ora sono da lei, - e prese il biglietto. - Non ho l'onore, - disse dopo aver con un aggrottar di ciglia sbirciato quel povero nome.
- Oh, io conosco lei, signore! - disse Semilli. - Chi non la conosce, lei? Lei è la nostra speranza, l'avvenire....
Queste parole non sembrarono fare molta impressione sul volto dell'uomo dell'avvenire: il quale volse lo splendore delle lenti cerchiate d'oro sul visitatore, e disse: