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224 | i tre casi del signor avvocato |
vizio. Invece niente! Anche a Roma, esclamava il dottor Semilli, fanno come dice Dante: “lunga promessa con l'attender corto!„
Allora era passato per la trafila di vari impieghi, l'uno più miserabile e precario dell'altro, finchè si era trovato, come abbiamo detto, col vuoto davanti agli occhi e nelle tasche.
Che fare? Cosa semplice: venire a Milano, la città dagli occhi di fata, dove con le grige nebbie autunnali, spinti dal miraggio dell'opulenza lombarda, si trascinano gli affamati del bel dolce paese, nonchè d'altre terre straniere.
Veramente l'avvocato Semilli vi era venuto non con le grige nebbie ma col lieto sole di aprile che faceva scintillare tutta la Madonnina del Duomo: non per ciò la fortuna gli era stata più propizia.
Una barba incolore cresceva oramai troppo lunga su le pallide ed intristite gote; il colletto e la cravatta domandavano al loro signore un ben meritato riposo; le scarpe poi, per il lungo calcare i melmosi e smossi ciottoli della città, aveano subite profonde alterazioni dal loro primo essere, e invano la vernice e le sottoposte pezzette nere di seta cercavano di coprire le ferite mortali. In queste condizioni egli era a pena presenta-