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198 le vicende del signor x***


Allora il signor X***, come sorpreso nelle sue meditazioni, tirava su le lunghe gambe, abbozzava una mezza figura di “attenti!„ un lieve inchino non inelegante e che ricordava grazie e favori di altri tempi, mandava fuori un borbottio che evidentemente voleva significare:

- Buona sera, signora o signorina!

Quindi tornava con indolenza a stendere le sue gambe di airone sotto il tavolo.

- Qui fa un freddo maledetto; dammi la mantellina: versami un altro cognac: brucia il virginia: il pranzo del tuo padrone mi abbrevia l'esistenza. Va al diavolo!

Queste erano comunemente le parole che il signor maggiore scambiava col cameriere; poi si chiudeva in un profondo mutismo finchè il sigaro non fosse finito.

Ognuno poteva giudicare il signor maggiore ancora un bell'uomo e forte uomo, destinato a diventar colonnello e anche generale.

Giudizi fallaci!

Il signor maggiore si conosceva più profondamente: egli, senza tener conto del lento avvelenamento del trattore, era un uomo rovinato in tutto. Intanto lo stomaco non digeriva più bene e il suo capitano, quasi a farlo