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188 nella terra dei santi e dei poeti

dove siamo passati finchè durò la notte: ma certo per forre e luoghi precipitosi ed orribili. I muli ansimavano penosamente nel lento ascendere.

Un'alba di cenere con un vento ghiacciato ci sorprese a mezzo monte: mi dissero allora di smontar di sella e di arrampicare. La guida buttava la corda di querciolo in querciolo e ci tirava su. Il mulattiere tirava i muli per la cavezza chiamandoli con certi nomi che non ricordo più; ma erano nomi graziosi, e il detto mulattiere mi assicurò che anche le bestie devono avere un nome proprio. Anche questo mi parve degno di nota. I tre compagni avevano imitato il mio sistema: si erano chiusi in un mutismo assoluto. Vero è per altro che se anche avessero parlato, il vento non avrebbe permesso di intendersi, e gli abeti e i faggi nelle foreste ruggivano e scotevano d'ogni lato le chiome, quasi furibondi di essere avvinti al suolo.

I due montanari, usati a quel cammino e con le scarpe ferrate, guadagnavano lenti, ma sicuri il terreno procedendo curvi e studiando di offrire minor presa al vento: ma per noi la cosa era ben diversa: le scarpette da ciclista rimettevano un passo ogni