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8 | leuma e lia |
— Allora favorisca dirmi dove posso montare....
— Se crede, faccio attaccare una carrozza, onorevole.... — gli andava dicendo dietro il capostazione.
— Manco per sogno: monto in seconda....
E il capostazione stesso gli aperse uno sportello di seconda classe con un: — qui, passi qui: c’è posto; — e sospinse su l’onorevole Astese, che era proprio lui ed era assai impicciato perchè avea il plaid, la sacca da viaggio, il portafoglio curiale, il bastone, l’ombrello, la spolverina e la testa fuori di posto che è il peggio bagaglio. Era stato chiamato a Modena per una grossa causa di fallimento. Era giunto al mattino: avea perorato, avea quasi vinto. Avrebbe così potuto dire come Cesare: veni vidi vici: cosa che ad Astese accadeva di frequente. Questa volta interruppe la vittoria un telegramma del Presidente del Consiglio che lo chiamava d’urgenza a Roma per il voto di fiducia.
— Parto, ma giuro, signori, — diceva ferocemente ai clienti che ritti sull’andana lo ossequiavano, — giuro che fra tre giorni, al mio ritorno, se non pagano, porteremo via anche i chiodi. Cosa? Non ci sono i danari? Oh, li faremo venir fuori noi...!