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186 | nella terra dei santi e dei poeti |
Mentre noi parlavamo sul limitare dell'umile casa, una voce con l'accento di Romagna, disse:
- Oh, chi vedo? non siete voi l'ingegnere Pasini e voi non siete P*** di Rimini? - e ci fu incontro con dimostrazioni grandissime di cortesia. Ben la conobbe il Pasini: io a lungo stentai a ricordarmene. Era una vecchia signora di Rimini che ora con la sorella e la famiglia del figliuol suo erasi stabilita alla Scheggia ove avea avuto eredità di case e di possessioni. Ci volle per forza da lei a cena, ci presentò i suoi di casa con molti: - ma non si ricorda? - Dissele il Pasini che io mi dilettava di cose antiche, e le buone donne allora mi condussero per certe melanconiche e grandi stanze della loro casa ove erano moltissimi mobili antichi e quadri e terraglie, tenuti però senz'alcun ordine o cura. Assicuravano che gente forestiera ogni tanto passa, e comperano a contanti e a vil prezzo quanto trovano di anticaglie.
Ma per quanto fossero cortesi, io non posso serbare grata memoria di queste signore, perchè esse, credendo forse di farmi cosa grata, rievocarono antichi ricordi della mia famiglia e della mia prima gioventù: io credeva di averli sepolti; ma essi sanguinano