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Alla Scheggia: aspro nome, gente gentile! | 185 |
giovinetta di tredici anni, ma alta, pallida, qualcosa come senza sesso, con una voce piena di languore e una testa capelluta e profilata così dolcemente che ricordava le fisonomie del Perugino.
Avea nome Dorina, e perchè le nostre stanze erano umili, ella colse molte ciocche di gelsomini e di erbe odorose e la sera ne trovammo ornate le stanze. Avea un fratello soldato: così anche il caffettiere dell'unico caffè del luogo - se caffè si vuole chiamare - avea un figliuolo che era il sostegno della casa, ed era stato richiamato sotto le armi per i tumulti di quel maggio: anche la guida che ci dovea al mattino seguente condurre al Catria - vecchio montanaro che parea squadrato nel sasso - avea un figlio soldato: soldato d'Italia era stato lui pure, già tempo, nel sessantasei. Mi compiacqui d'interrogare variamente costoro, ma per quanto eccitassi a rispondere, mi dovetti convincere che il sentimento dell'odio sociale non era arrivato nel suo cammino ascendente fino lassù.
Fino a quando? Io non lo so. Ma temo che la solitudine, gli alti monti, le foreste saranno, pur troppo, il maggior impedimento al cammino dell'odio.