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180 | nella terra dei santi e dei poeti |
A un certo punto fra il lume e lo scuro della strada vidi qualcosa di nero: non era frate Lupo: erano i preti. Buon segno! Così a Tolentino, così ad Assisi, così qui i preti e gli abati uscendo a vespertino diporto, segnano l'estremo di una passeggiata ragionevole e danno indizio di terra certa, come gli uccelli nel viaggio di Colombo: quelli di Gubbio inoltre erano due preti pingui e ne dedussi che la città dovea essere vicina.
Questa volta non mi ingannai e di fatto poco dopo entrai nell'abitato e una voce mi fermò e disse: - Il suo compagno è sceso qui, e ha ordinato la minestra anche per lei.
Eravamo giunti all'Albergo San Marco.
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Il nome di città dato a Gubbio non è rettorico, e città forte, grande, bella, fiorente e potente, quasi imprendibile, dovea esser al tempo tuo, o Oderisi! E prima ancora nell'Età Romana dovea essere uno dei più importanti centri dell'Umbria. L'anfiteatro romano di cui avanzano cospicue rovine, è capace di 20000 persone ed è una prova di fatto. Oggi anfiteatro e città sono una deserta ruina, la vita non vi scorre più, anche i marmi