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156 | nella terra dei santi e dei poeti |
precedeva zufolando, - adesso la strada è grigia e non si vede che monta!
Quando fui ben desto, avevamo lasciato i luoghi culti: sorgeva il sole e la via lungo il Chienti si addentrava, slabbrata, ingombra di schegge cadute dall'alto, nel regno delle ginestre melanconiche e delle quercie dai grandi tronchi, le quali con le verdi chiome stese a forma d'ombrello ricoprono giù le acque verdastre mormoranti nel mattino.
Per le strade dei rari borghi che attraversavamo, mi colpì spesso il nome di “Via Giacomo Leopardi„, ed io mi arrestavo vinto dal fascino di quel nome che spandeva una effusione di gloria: “Sì, - pensavo, - meglio è che tu viva qui, fra le ginestre, i monti selvaggi, gli armenti, le acque che fra gli uomini della civiltà superba e crudele!„ Ma Pasini mi sospingeva innanzi senza alcuna pietà per i miei sogni.
Il paese di Serravalle è l'ultimo delle Marche; dopo la via prende di petto il monte, s'entra nell'Umbria e non c'è Pasini che tenga, ma bisogna scendere di sella. Il sole sferzava la via: ma come dopo un'ora di ascesa in alto giungemmo - o dolce vista! - ci si aprì un piano, o meglio un altipiano, l'altipiano di Colfiorito, tutto cinto di monti minori.