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154 | nella terra dei santi e dei poeti |
il giovane, - di queste stanze messe così all'antica, con quadri, cassoni da nozze, stoffe, eccetera, qui a Tolentino ce n'erano tante. Adesso non sono rimaste che queste qui per memoria. È stato venduto tutto. Anche noi adesso si vorrebbe vendere: ma capirà, possiamo dare per una bagattella i mobili di Napoleone? E dire che Napoleone III ci offriva una somma! e i miei non hanno voluto vendere! Piglialo adesso! - E quell'egregio giovane si morse l'indice per dispetto. Egli avrebbe venduto non solo i mobili, ma la lapide e il palazzo. Aggiunse per mutar discorso: - Ah, guardi la lettera del generale Berthier!
Curiosa lettera! In essa il generale Berthier con grazia tutta francese e republicana, in nome non so se del Direttorio o della Francia o dell'umanità riconosce l'ospitalità data al Bonaparte: mi pare anche che ringrazi, ma certamente ordina (bontà sua!) che la proprietà e la persona del conte siano d'ora innanzi rispettate!
- Scusi, - mi interruppe il giovane, - vuole un po' delle foglie di formentone dove ha dormito Bonaparte? Tutti quelli che vengono qui ne portano via un pizzico per memoria. Gli Inglesi e gli Americani ne portano