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136 nella terra dei santi e dei poeti

monte con su un melanconico edificio che è il convento delle monacelle di San Stefano.

Dalla parte della città v'è l'ospedale e l'ospizio dei vecchi: alcuni vecchi lenti e curvi in un bel recinto a giardino coltivavano in quel mattino i loro floridi oleandri.

- Vedete come si divertono? - disse la mia guida. - Qui c'è aria buona e quei vecchierelli tornano ancora a campare tanto!

Sotto il monte Tabor sono disposti, come a publico ritrovo, sedili e ombrose piante di acacia. V'erano lì soli a mattinare tre abatini con le loro sottane orlate di rosso e la fascia intorno la vita. Di che parlassero io non so, ma certo non di cose melanconiche, perchè quando sentirono i nostri passi, volsero verso di noi tre bei visi contenti.

La mia guida mi disse: - Guardate lì, - e mi indicò una targa di legno di fresco inverniciata, dove era scritto:

Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.