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le ostriche di san damiano 107

cezza dell’incognito troppo fugacemente scomparsa!

— In verità, no, signore, non ho questo onore! — balbettai.

Sorrideva sempre:

— Sono stato suo scolaro dieci anni fa: ma lei vedo che non si ricorda più della mia fisonomia, ma io mi ricordo benissimo di lei, signor professore.

Io tornai a sospirare nel cuore più profondamente e da quell’uomo di delicatissimo sentire che sono, mi vergognai di essere colto nello spiacente vizio della gola da un mio scolaro: pur tuttavia risposi:

— Le sono grato e lieto della memoria, anzi gratissimo; ma tanti giovani sono passati sotto di me che stento a ricordarmene singolarmente.

— Oh lei se ne deve invece ricordare benissimo, signor professore, — insistette colui con più ineffabile sorriso.

— Creda!... e misi la mano sul petto.

— Io mi chiamo Damiano Saltori.... Questo nome dovrebbe ricordarle qualcosa! — Attese un istante e poi pronunciò queste terribili parole: — Ella, signor professore, mi bocciò inesorabilmente all’esame dalla terza alla quarta ginnasiale. Anzi lei diceva “schiac-