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non risolva di stabilire in tutt’altra località di Roma la sede del Palazzo di Giustizia, nella quale ipotesi bisognerà nuovamente modificare il disegno del quartiere in Prati. Ora il Comune attende dal Ministero la decisione della vertenza, e non sarebbe da chiamare in colpa, se a cagione degli altrui ritardi, non potesse per ora includere nel piano regolatore generale, anche quello definitivo pel quartiere nei Prati di Castello.

Ad ogni modo, qualunque sia la decisione relativa a quel Palazzo, i diversi disegni del quartiere conservano tutti le caratteristiche del primo studio, e in poche parole le accenneremo. Al quartiere si accede dai borghi Vaticani prolungando tutte le attuali strade traverse, e demolendo il vecchio muro di cinta fra le porte Angelica e Castello. Attraverso il Tevere poi gli accessi saranno determinati da ponti a distanze moderate fra loro: e perciò oltre il ponte S. Angelo, e oltre quello a Ripetta (da sostituirsi a suo tempo con altro di costruzione definitiva allineato alla via Tomacelli), due altri se ne propongono, uno presso la contrada dell’Orso, l’altro in fondo alla passeggiata di Ripetta dietro l’emiciclo occidentale della Piazza del Popolo. Dei ponti ci occuperemo in articolo separato; ora facciamo conoscere, che da ciascun ponte, e in direzione dei loro assi, muovono stradoni attraversanti l’intiero quartiere. Date queste vie principali, che tagliano il terreno con linee le quali o sono convergenti o si intersecano, si è studiato di ripartire le risultanti figure con tracciati il meno possibile irregolari, e tenuto conto più che si potesse delle costruzioni iniziate dai privati possidenti. Forse taluno potrebbe desiderare una rete di strade