Però hanno dato luogo ad una discussione relativa alla convenienza di includerle o no nella cinta daziaria. Nel caso affermativo, la cinta dovrebbe seguire andamento diverso da quello segnato nel piano; correre cioè in linea retta, a partire dal fianco occidentale del bastione Vaticano e lungo la sinistra della via Suburbana detta dei Prati fin sotto il Monte Mario, ove la stretta fra la pendice ed il fiume sarebbe munita da un’opera di difesa militare, da servire al tempo stesso di barriera d’entrata in città. L’Amministrazione della guerra e la maggioranza della Giunta avevano opinato di adottare questo partito. Ma la Vostra Commissione non fu dello stesso avviso, perchè essendovi ancora in città non poche contrade quasi nude di fabbriche e quasi abbandonate, con vie poche e tenute a modo di strade di campagna, ragione vuole che vi si favorisca di preferenza lo sviluppo della fabbricazione, e vi si completino i servizi pubblici, prima di impegnarsi ad estendere i nuovi quartieri fuori di Roma, oltre i limiti che sono giustificati dalla convenienza di inquadrare, per così dire, il perimetro della Città. E ci sovvenimmo dell’Aventino entro Roma in mirabile postura, eppure negletto, sul quale in un seguente articolo avremo ad intrattenervi. D’altronde la Commissione riconosceva la opportunità di chiudere le caserme entro la cinta daziaria, raccorciando di poco la vastissima pianura destinata alla piazza d’armi; e presi accordi colla Giunta, si finì per stabilire che la linea terminale del quartiere in Prati, si protragga tanto quanto basta a comprendere i terreni fissati per le caserme. Esso avrà così un estensione di ettari 87, senza le aree delle Caserme,