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negli archivi dell’ufficio d’arte. Ma i proprietari, lasciati a sè stessi, e vogliosi di utilizzare quella zona dei Prati che confina col fiume, col terreno demaniale esterno al Forte S. Angelo, e col vicolo della Barchetta, non stimarono di loro tornaconto seguire le linee del progetto municipale, tranne che per la direzione dell’arteria che chiamarono Via Reale. A questa però assegnarono sezione di soli metri 16; pel resto spezzarono i loro terreni in piccoli spazi divisi da strade piuttosto ristrette, e dirette come meglio loro piacque. Non poche fogne furono costruite nel modo più economico possibile, e con la cunetta metri 3 all’incirca al disotto dei piani stradali, contro la massima adottata in tutti gli altri nuovi quartieri, nei quali la profondità raggiunse circa metri 6, per bonificamento del sottosuolo, e per facilitare gli scoli dei sotterranei e delle cantine delle fabbriche. A dar credito e valore ai terreni, quei proprietari, a loro spese, costruirono il ponte a Ripetta, ponendo la città in diretta comunicazione col nuovo quartiere; dopo di che naturalmente divennero più frequenti le domande dei terreni a destra del fiume; e le aree in breve furono tutte, o quasi, vendute a speculatori, od a costruttori. Le varie Amministrazioni municipali, che si succedettero nel tempo passato, non potendo valersi di un piano regolatore, che includesse nella città e stabilisse l’ordinamento di questo nuovo quartiere, non poterono impedire la fabbricazione; ed il Governo da sua parte non se ne preoccupò, quantunque i proprietari sotto i suoi occhi andassero mano mano innalzando nuove fabbriche in vicinanza della riva del fiume, che dovrebbe essere largamente tagliata per la sistemazione del