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mente alle stazioni ferroviarie, al quartiere industriale, al mercato.
b) Le arterie secondarie, ma necessarie a collegare i centri più importanti delle varie regioni della città, doversi dirigere, pure esse, secondo le correnti già determinate del movimento; e doversi anche distribuire in modo equabile e alternato colle strade attuali, compiendo colle arterie principali una rete, che favorisca in ogni senso la libera circolazione.
c) Per le ultime linee poi, che chiameremo di terz’ordine, doversi limitare l’opera a parziali allargamenti e rettificazioni di alcune strade esistenti, che possano riuscire di complemento alla nuova rete stradale; senza preoccuparsi troppo delle correzioni, che potessero desiderarsi nella generalità delle vie e dei vicoli di Roma. Imperocchè facendo altrimenti, non si lascerebbe intatto alcun punto della città, la mole dei lavori si aggrandirebbe sconfinatamente, ed i risultati che se ne otterrebbero riuscirebbero inadeguati al grave dispendio, perdendo di mira il vero obbiettivo di un piano regolatore, che è quello di aprire opportune, ma grandi linee di comunicazione e di circuito, nelle quali vadano a riversarsi le correnti del transito, obbligate prima a spandersi nello anguste e tortuose vie del vecchio abitato.
Per le larghezze delle vie da aprirsi nell’interno della città, ragioni di economia e di riguardo ai fabbricati di molta mole, che si trovano disseminati in ogni contrada, ci hanno consigliato a moderare gli altrui ed i nostri desideri; ed eccettuata la prosecuzione della via Nazionale, che per legge siamo obbligati a tenere di