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Né si è omesso di stabilire anche le norme relative all’ampiezza delle strade nei quartieri, che ancora dovranno sorgere. L’opinione delle strade larghissime fu sostenuta da coloro, che prendono a modello le grandi nuove città dell’estero, e che prevedono il moltiplicarsi delle linee ferrate interne a trazione animale, od anche a trazione meccanica; l’opinione contraria traeva argomenti dal nostro clima variabile, meridionale, e dal bisogno di strade ombreggiate durante il lungo periodo estivo. La questione si riduceva adunque ad esaminare, se convenisse adottare l’alberatura nelle vie interne fiancheggiate da case, lo che avrebbe diminuito il difetto delle grandi larghezze; ed infine fu ammessa la massima, per non pregiudicare la possibilità dell’alberatura, che le strade principalissime dei quartieri nuovi da tracciarsi ancora, abbiano 25 metri di larghezza; e che le altre da non alberarsi possano variare dai metri 20 ai 12, secondo la loro lunghezza ed importanza.

Più difficile era il fissare norme sull’apertura o correzione delle strade nel vecchio abitato, attese le molte soggezioni, che tale assunto presenta, e che per ragione di archeologia e di arte si trovano in Roma in grandissimo numero, anzi ad ogni passo. Tuttavia riservando i temperamenti per risolvere le difficoltà in ogni caso speciale, la Commissione ritenne, che in genere dovessero essere osservati i seguenti principi:

a) Le grandi arterie interne poche, attraversanti da un capo all’altro la città, e dirette secondo la corrente del movimento attuale, o di quello che andrà a crearsi per l’impianto dei grandi nuovi quartieri; tenendo presente la necessità di servire contemporanea-