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convenienti, quantunque le amministrazioni stesse si adoperassero costantemente, e riuscissero talvolta a diminuirli o anche evitarli con trattative private. Ciò non pertanto furono in diversi casi costrette di concedere licenza di ristauri e di edificazioni in luoghi, dove cadrebbero aperture o correzioni di vie importantissime; e così, quando non sia possibile modificare l’andamento delle linee regolatrici, saremo costretti ad espropriare a caro prezzo fabbriche ricostruite di recente, che nel loro stato primitivo avrebbero avuto pochissimo valore.

Ma a parte la necessità del piano, noi dovevamo occuparci della sua estensione, in rapporto all’aumento della popolazione prevedibile entro un lasso razionale di tempo. Già le statistiche del decennio anteriore al 1871 avevano dimostrato che l’incremento naturale della città si approssimava ai tremila abitanti per anno: dal 1871 al 1881 l’incremento invece fu di circa 80 mila abitanti. Buona parte di questi, forse la metà, è dovuta all’eccezionale circostanza del trasporto in Roma della Sede del Governo, e delle pubbliche Amministrazioni; e può argomentarsi che l’incremento naturale sia stato in media di soli 4 mila abitanti per anno. Però è da notare, che le cifre dell’aumento in questi ultimi anni, nei quali poteva considerarsi compiuto quello eccezionale suindicato, fu superiore a quella media; risultando di 7100 nel 1879, di 9600 nel 1880, di 6500 nel 1881. È prudente dunque che le previsioni siano alquanto superiori al risultato medio normale del decennio trascorso, tanto più che in conseguenza dell’approvazione di un piano regolatore, dell’obbligo di nuovi edifizi ed