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riuscì composta degli ingegneri Armellini, Cipolla, Gabet, Montiroli e Ruspoli, con incarico di esaminare nuovamente il piano ed altri dieci progetti, che da privati ingegneri erano stati nel frattempo esibiti all’Amministrazione municipale. Circa due mesi appresso quella Commissione pubblicò il suo rapporto colla data 3 settembre 1873. Essa concludeva che niuno dei progetti privati aveva qualità da renderlo, o preferibile al piano regolatore dell’ufficio, o da potersi con questo combinare. E in ordine al detto piano ne classificava le opere in tre categorie; la prima comprendente quelle che essa riteneva indispensabili; la seconda quello che qualificava relativamente utili; la terza quelle che considerava di lusso, od anche inutili: le opere delle due prime categorie opinava potessero costituire il piano definitivo, quelle della terza dovessero togliersi dal disegno. Nella relazione si leggevano le seguenti parole: «A raggiungere convenientemente l’importantissimo oggetto della classificazione, non vi voleva meno che avere sott’occhio un lavoro completo, com’è quello presentato dall’ufficio d’arte comunale; che studiato com’è in tutti i sensi, ed anche sotto quello dell’economia e del rispetto a quanto singolarmente abbellisce Roma, è degno di moltissimo elogio.» La discussione fu amplissima in quell’occasione, ed il Consiglio intiero invitato dal Sindaco tenne molte sedute preparatorie, nelle quali ogni parte fu presa in esame; si ascoltarono le obbiezioni e le opinioni di ciascuno, le spiegazioni dell’autore del piano e della Commissione, e furono presi accordi, che il Sindaco riassunse in una relazione a stampa, letta al Consiglio nella tornata del 6 ottobre 1873.