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trare di altrettanto le facciate delle case o soggette a espropriazione, o da costruirsi di nuovo, vorrebbe guadagnare quella maggiore larghezza mediante portici sotto i fabbricati. Le spiegazioni date alla Commissione per giustificare tale proposta sono state le seguenti. Il nostro clima soggetto a forti venti, e assai caldo per molti mesi, farà rifuggire dai lungotevere, come luogo di diporto, durante certe stagioni e certe ore del giorno: tanto più che non vi si potranno piantare alberi, perchè le radici non abbiano a danneggiare i muri di sostegno, che devono funzionare da dighe. I negozi nei pianterreni delle fabbriche non potranno avere avviamento ed essere rimuneratori, per mancanza di movimento sicuro e continuo. Col marciapiedi coperto da portici si correggerebbero questi inconvenienti. Un porticato della lunghezza di circa 3 chilometri dalla passeggiata di Ripetta al Ponte Rotto, salvo le interruzioni delle vie che fanno capo al lungotevere, sarebbe una novità che non ha riscontro nelle altre città attraversate da un fiume. E questo porticato anziché malinconico e monotono, come avviene per le strade lunghe, rette e fiancheggiate da ambo i lati da fabbriche, dovrebbe riuscire assai dilettevole per continua varietà di scena, atteso il suo andamento a grandi curvature, e attesa la vasta apertura dalla parte dell’alveo.
Queste considerazioni hanno certo il loro valore, e sulla necessità di ampliare la sezione dei lungotevere la Commissione fu unanime; però da alcuni Commissari si contrapponevano altre riflessioni. Qualcuno diceva, che si comprende l’adozione dei portici nelle città settentrionali, non già pel clima di Roma, e che essi