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un immediato aumento di popolazione stabile, e per quello progressivo, che doveva tener dietro all’accentramento politico; il bisogno delle moderne città di avere facili e libere comunicazioni, di igieniche disposizioni degli scoli sotterranei, fino allora mal soddisfatto; l’esempio recente della rapida trasformazione edilizia di Firenze nel quinquennio in cui ospitò le rappresentanze della nazione, preoccuparono subito l’animo dei nuovi reggitori. E quindi, mentre si pose ogni cura a promuovere tutti quei lavori che presentavano carattere di urgente necessità, si sentì egualmente il bisogno di coordinarli con un piano regolatore generale. A questo effetto la Giunta provvisoria di Governo trascorsi appena dieci giorni dalla data memorabile del 20 settembre 1870, aveva già nominata con decreto del 30 dello stesso mese una Commissione di undici persone, coll’incarico di studiare l’ingrandimento e il miglioramento della città. La Commissione era composta dei Signori Pietro Camporesi, presidente — Pietro Rosa, vicepresidente — Antonio Cipolla — Nicola Carnevali — Agostino Mercandetti — Luigi Gabet — Domenico Jannetti — Salvatore Bianchi — Luigi Amadei — Giuseppe Partini — Alessandro Viviani; ingegneri ed architetti questi quasi tutti romani o da lungo tempo dimoranti in Roma, e perciò conoscitori appieno della topografia, delle difficoltà locali, dei problemi infine che erano chiamati a risolvere, per l’assetto edilizio della capitale.