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La signora Thibault giunse pertanto, alla fine della tavola e diè, sul suo ritardo, di quelle spiegazioni, che in bocca di chiunque altri sarebbero state scuse, ma che sono sempre delle ragioni ragionevolissime nella bocca di una bella vedova. Insomma, ella aveva pranzato altrove.

Sergio di Linsac non comparve affatto.

Il desinare finito, gli uomini uscirono a fumar nel giardino. Le dame restarono ad ammirare o criticare il cesto da nozze — sopratutto, ad invidiarlo.

Imperciocchè, la prima sensazione che produce un bell’oggetto sur una femmina, è sempre un pensiero di appropriamento — il quale, se resta nello stato di desiderio nella donna ricca, diviene voglia spasmodica nella povera. L’Invidia è un’impotenza.

Alberto Dehal, il fidanzato, aveva menate le cose da principe. Era egli un ricco banchiere, ed aveva calcolato la spesa alla tavola pittagorica del suo amore.

Una duchessa del sobborgo Saint-Germain sarebbe stata rapita di quei doni. Regina vi prestò poco o punto attenzione. Ella faceva alle sue amiche gli onori dell’esposizione di quei regali, come un custode mostra e spiega i diamanti della Corona — per una fredda ed insipida nomenclatura.

— Oh! ma il disegno di questo scialle incarna un poema fatato di Saadi! — sclamò la signora Augusta, palpando uno sciallo dell’Indie di una bellezza incomparabile.

Si portavano ancor scialli a quell’epoca. La degradazione di gusto nelle donne li à poscia aboliti.

— No, cara te — rispose la nipote del dottore — esso non vien mica da Saadi, ma da uno Smith o da un Brown qualunque — il corrispondente del signor Dehal a Calcutta.

— Ma non si direbbe dunque che questo monile è uscito dall’officina di Benvenuto Cellini! — osservò la vecchia marchesa di Montmartel.

— Ebbene, sì! dite codesto al signor Alberto ed e’ tirerà di tasca il listino di Froment-Maurice e vi risponderà: Benvenuto Cellini! sconosciuto nel mercato di Parigi.

— Vedete qui! Furono, per Giove, delle fate che stellarono questi pizzi! — mormorò il giovane poeta Marco di Beauvois! l’amico intimo di Sergio di Linsac.