Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/75

Sergio esaminò attentamente quella scritta, poi disse:

— M’ero ingannato. È la scrittura di un uomo — scrittura cattiva, ma a sangue freddo; penna pesante; spirito distratto. Si direbbe che l’è una copia. Al diavolo allora!

E rigettò la carta nel fuoco. La fiamma l’assorbì: essa si annerì da prima, poi delle scintille vivide vi serpeggiarono, si accasciò, si ridusse in cenere grigia. Sergio assistè alle diverse fasi della distruzione della denunzia con compiacenza e rimase a meditare sul suo auto-da-fè. A capo di qualche tempo, gettò il sigaretto che gli bruciava le labbra e riprese la penna.

Egli scrisse una pagina o due molto sgorbiate e cancellate — e’ che di consueto scriveva di un fiato, senza radiare una virgola, senza cangiare un motto! Le sue idee si presentavano adesso ingarbugliate, confuse, le immagini cozzavano nel suo cervello e svanivano in briciole scure. Era distratto. Il mondo a cui impartiva movimento e vita, svaporavasi per cedere il posto a fantasmagorie abrupte e strane. Franse la penna sur un presse-papier e levossi.

— Che natura milensa ed incorreggibile ch’è quella dell’uomo! — si disse egli. L’assurdo lo sedurrà mai sempre!

Accese un altro sigaretto, fece qualche passo pel gabinetto, aprì la finestra, poi prese un’altra penna.

Le sue idee nascevano più arruffate che prima. Volle farsi violenza. Fissò il suo spirito sur un obbietto: impossibile! Aveva le traveggole e scriveva una frase, mentre ne pensava un’altra. Allora egli tolse via la sua vareuse grigia, si cacciò addosso un pastrano, ed uscì per passeggiare e far visite.

Voleva recarsi all’atelier di Delacroix. Sul boulevard, incontrò un romanziere dei suoi amici, il quale, il naso al vento, era a caccia di tipi e di scene.

— Ebbene, caro, — gli disse Prospero Dalleux — i tuoi Sixièmes Etages de Paris finiranno per darti un château. Essi sono deliziosi.

— Piaggiatore! — rispose Sergio sorridendo. Li si leggono: ecco tutto.

— Li si leggono? di’ dunque che li si divorano, che se li strappano, che non si parla che d’essi.