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nascose così bene l’amante sotto il diplomatico, ch’e’ sarebbe stato impossibile di comprendere la cosa di una maniera brutale ed offendersene.
Regina, d’altra banda, barcamenò con tanta scaltrezza e gaiezza, ch’ei sarebbe stato impossibile di accettare un’infamia di miglior grazia e con maggior buon gusto.
Capì dessa l’amante nella proposizione del diplomatico?
Nol sappiamo. Ma che cosa una donna non comprende dessa?
In ogni modo, si separarono a punto per non fissare l’attenzione. E come la conversazione era stata interrotta espressamente sur un capitolo curioso — e Regina era curiosissima — ella si lasciò sfuggire dalla labbra:
— A domani.
Il principe susurrò qualche parola al dottore.
Questi dette le sue istruzioni alla nipote.
XII.
Oh! i consigli, i consigli!
Erasi in carnevale.
Il ballo del ministro aveva avuto luogo il lunedì. Il giovedì, Sergio riceveva questo viglietto:
«Sabato, all’una del mattino, al Foyer dell’Opéra, seguite il domino a faveur rosa che vi toccherà la spalla. Trattasi del vostro onor di marito.»
Sergio lasciò scappar lentamente un buffo di fumo azzurro dal suo sigaretto, e sclamò gittando il viglietto su i tizzoni:
— Sempre e poi sempre delle infamie anonime!
Il viglietto cadde in un angolo del caminetto e si bruciò a metà.
— Ma, mi pare riconoscere quella scrittura — mormorò Sergio tirando dal fuoco la metà del foglietto.
Non ne restavano che due motti: «domino a faveur rosa» ed «onor di marito.»