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ceva ella, diceva altresì l’intendente. In realtà, la signora Thibault recavasi in una deliziosa piccola palazzina, fra due giardini, nella via Neuve-des-Mathuarins — il paradiso del signor Alberto de Dehal. Ella restava quivi presso a poco fino alle due del mattino, dopo cui, il babbo Tim o Tob — che scaldavasi al camino, o passeggiava, o dormiva nell’anticamera fin dalla mezzanotte — le apriva di nuovo lo sportello del coupé e rientravano in casa.

Il signor Alberto Dehal, anch’egli figurava nel bilancio di entrata della bella vedova, per cinquanta o sessanta mila franchi l’anno — tutto compreso.

Con un’esistenza così piena e così sapientemente combinata, la signora Thibault passava nel mondo per una donna irreprovevole. Ella era patronesse di opere pie nella sua parrocchia. Questuava per i poveri alla messa cantata della domenica. Riceveva le visite officiali del signor curato, della società divota, e, quando ella vi consentiva, anche la buona società, la borghesia. Perfino qualche membro dell’aristocrazia avventuravasi a cacciare in quelle steppe. Per lo meno, codesto dicevasi a proposito del principe di Lavandall. Imperciocchè, di certi signori stranieri, di certi principi italiani, conti polacchi, baroni tedeschi, dicevasi, nè più nè meno, ch’essi bazzicavano la casa della vedovina schiettamente per sposarla.

Lo scudo non è desso forse la migliore delle armi?

Il ballo cui Augusta dava — ella non ne dava che due soli nella stagione — fu brillante.

I lions della festa furono, è inutile dirlo, il principe di Lavandall e Regina — l’uno per la sua colluvie di decorazioni; l’altra per la sua bellezza.

Il dottore presentò il principe a sua nipote — E costei ed il principe restarono e chiacchierare insieme un venti minuti.

Lavandall fu abbarbagliato dello spirito penetrante e fine della giovane; del tatto di lei ad indovinar tutto; della di lei abilità di tutto dire o di tutto dissimulare; della solidità del di lei giudizio e della chiarezza con cui esprimeva ciò che la voleva dire.

Quando il principe la lasciò, per discrezione, Alberto Dehal — che assisteva anch’egli a quel ballo e che l’aveva covata degli occhi senza volgerle la parola, come fatto aveva all’ambasciata d’Austria, le si accostò.