Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/63

sull’origine di sua ricchezza. La verità però l’è la seguente:

Madama Thibault aveva un magnifico appartamento nella via di Provence. Attiguo al suo appartamento, eravi un piccolo alloggio ove dimorava Sergio di Linsac. Se si fosse spostato la libreria di costui, sarebbesi scorto, dietro questo mobile, una piccola porta praticata nel muro, la quale aprivasi addirittura in un armadio a specchi, nell’appartamento vicino, nella propria camera da letto di madama Thibault. Augusta poteva amar così il poeta a suo comodo, senza che il mondo ne avesse giammai potuto indovinar nulla e neppur sospettarlo.

Bisogna però soggiungere che Sergio di Linsac non era iscritto nel bilancio di rendita di madama Augusta Thibault. Ella lo amava di cuore, lo amava dei sensi e la partita saldavasi così.

Ma la buona dama non si contentava della diaria un po’ magrina del poeta.

Alla sommità della via di Clichy, eravi a quell’epoca una gran casa, con un’immensa corte, nel fondo della quale prendeva origine una scalinata di servizio. La gabbia della scala nascondeva quasi una porticina a vetri colorati, che non aprivasi mai, sporgendo in un piccolo giardino, affitato allora al proprietario di una palazzina dietro la casa. La porta a vetri era dunque interdetta.

Madama Thibault aveva affittato il quarto piano di quella casa, per allogarvi una povera vecchia paralitica sua parente, a cui portava affetto. E come la signora Thibault bruciava di carità a mo’ delle divote, ella recavasi colà due o tre volte la settimana, onde largir sussidii alla congiunta, e restava a favellare a lungo con lei.

A lungo, diceva ella, ripetevano altri. In realtà madama Thibault non vi si tratteneva che cinque o sei minuti. Poi, discendeva con cautela, apriva la porticina vetrata, di cui possedeva la chiave, e si trovava nella stufa della palazzina — l’entrata principale della quale era nella via di Amsterdam, n. 97.

Quella palazzina apparteneva al principe di Lavandall.

Questi era iscritto sul bilancio d’introito di madama Thibault ad una quota variante, tra i 90 ai 100,000 franchi, l’anno.