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— Sarebbe dessa la giovane che porta delle brughiere bianche tra i suoi capelli neri?

— Per l’appunto.

— Un abito cilestre con pizzi bianchi ed un mazzolino di mughetti sul seno?

— Vostra Eccellenza la dipinge.

— Dal color pallido.

— Proprio così.

Il principe, senza soggiunger sillaba, volse le spalle al dottore di Nubo e rientrò nel salone.


Regina era circondata da una palizzata di attachés d’ambasciate di tutte le nazioni.

La contradanza finiva allora. Ella favellava con ciascuno e con tutti nel tempo stesso, indirizzando la parola in inglese all’uno, rispondendo in russo all’altro, parlando in tedesco, per mettere sulla via un Prussiano che schermeggiava di un francese a mo’ di singhiozzo. Il principe di Lavandall aleggiava intorno al circolo, e, pur chiacchierando con un maresciallo, non perdeva nè una sillaba, nè un movimento di Regina.

L’orchestra dette il segnale del walzer.

Il principe ed i passeggiatori sgombrarono il salone.

Il principe incontrò il dottore in un’altra camera dove giuocavasi al whist.

— Incantevole! — disse egli.

— Una moxa! — rispose il dottore, sorridendo. Dovunque la si vorrà applicare, porterà via un lembo.

— Bisogna che io le parli.

— L’è facile.

— Non qui però.

— Vi preparo allora un’incontro ad un ballo di madama Thibault. Là, voi sarete in casa vostra.

Il principe sorrise ed uscì, dicendogli:

— Il più presto possibile.

Alle due del mattino, il dottore rapiva sua nipote dalla festa. La quale dopo la partenza di lei, sembrò oscurarsi.

Regina era fulgurante di gioia e di bellezza. La vita del ballo aveva raddoppiato la sua vita.


Otto giorni dopo, il ballo da madama Thibault aveva luogo.